Archivi categoria: Personaggi

Enrico d’Orléans

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Il fidanzamento con Maria Teresa del Wurttemberg

Le nozze con Maria Teresa del Wurttemberg celebrate il 5 luglio 1957 a Dreux

Ritratto di famiglia al Castello di Dreux, 1972

Il 2 maggio 2009 il Conte di Parigi e la seconda moglie Michela sono acclamati dalla folla a Senlis in occasione delle nozze del figlio Giovanni

Le nozze religiose il 26 settembre 2009

Nel 2009 riceve la Legion d’Onore da Nicolas Sarkozy

Il Conte e la Contessa di Parigi nel 2011 alle nozze del Principe Alberto II di Monaco

Con la prima moglie al funerale del figlio Francesco nel 2018

Nel 2018 in occasione dell’esposizione dei Suoi acquerelli al Grand Palais di Parigi

Nel 2018 al Castello di Amboise nella Valle della Loira viene presentato un Suo ritratto

A sinistra Enrico VII d’Orleans, a destra il Suo successore Giovanni IV

Foto di “La Couronne.org” , Noblesse et Royautes

Un finanziamento a favore della Calabria per la conservazione delle specie di fauna e flora come la rara Ginestra bianca

Cirò – L’ area Sic zona Marinella di Cirò destinataria di un finanziamento complessivo di € 60.000 grazie ai Por Calabria FESR-FSE 2014 2020; il finanziamento è nella lista degli interventi ammessi. A comunicarlo è il Vice sindaco Giovanna Stasi. E’ stata approvata- prosegue la Stasi- la graduatoria del Por Calabria Fesr-Fse 2014 2020 piano di azione 6 – azione 65a1 – sub azione 2- “Conservazione , ripristino e tutela degli habitat e delle specie della rete natura 2000” . Si tratta dell’ AREA SIC ZONA MARINELLA di Cirò , per un finanziamento complessivo di € 60.000, che si trova nella lista degli interventi ammessi. La progettazione è stata definita dal Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese in partenariato con l’ Università della Calabria ( Dip.to DIMEG- CTC) . Gli interventi prevedono: la verifica dello stato di manutenzione del sentiero naturalistico della SS106 integrazione con un ulteriore sentiero associato a cartellonistica illustrativi ed informativo del sito a valle della SS 106 nell’area dunale ed a valle di linea mare. Azione di protezione della fascia dunale e propagazione di entità botaniche di pregio quale Pancratiun maritimum a cui è associato il lepidottero Birthys Crini, Fabricius. Realizzazioni di muretti a secco e passerella a protezione dei siti a maggiore vulnerabilità dell’ azione antropica e di pascolo. Caratterizzazione dell’erpetofauna e conseguente azione di conservazione (muretti a secco); Ripulitura delle micro discariche presenti nelle aree dunali e di linea mare. Si tratta di un intervento significativo importante, dichiara la vice sindaco- atteso da molto tempo e punto programmatico dell’Amministrazione, che dà una svolta decisiva  verso il recupero dell’area d’ interesse comunitario, a miglioramento degli habitat presenti anche in funzione della conservazione delle specie di flora e fauna caratteristiche di questa zona, come la rara Ginestra bianca. “Salutiamo con favore questa approvazione, conclude la dottoressa Stasi – che si inserisce nella continua e fattiva collaborazione con il Consorzio di Bonifica ionio Crotonese che ha portato anche recentemente ad affrontare e risolvere varie criticità del territorio. Si ringrazia il Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese e l’ Università della Calabria per la costanza e professionalità dimostrate, la Regione Calabria e tutti coloro che si sono prodigati per questo importante obiettivo. Si tratta di un ulteriore passo avanti di un intervento importante per il nostro paese, sia in termini ambientali che culturali” .

Un italiano all’estero:Leonardo Metalli

Leonardo Metalli è il nuovo vicecoordinatore MAIE degli Stati Uniti

“Il Movimento Associativo Italiani all’Estero è davvero un vestito su misura per ogni italiano nel mondo”, commenta Metalli, “un movimento prima di tutto culturale”

Leonardo Metalli, vicecoordinatore MAIE USA

Leonardo Metalli è il nuovo vicecoordinatore MAIE degli Stati Uniti. A nominarlo Augusto Sorriso, coordinatore MAIE USA.

Giornalista professionista, appassionato di cultura e spettacolo, è il fondatore di Mad for Italy, una organizzazione che anche grazie alle nuove tecnologie si propone di valorizzare l’italianità presente oltre confine, a iniziare proprio dall’aspetto culturale e eccellenza del made in Italy.

“Il Movimento Associativo Italiani all’Estero è davvero un vestito su misura per ogni italiano nel mondo”, commenta Metalli, “un movimento prima di tutto culturale che, presente in tutto il mondo, vuole rafforzarsi anche in Nord America”.

“Ringrazio Augusto Sorriso per l’incarico affidatomi. Fin da subito – assicura il neo-vicecoordinatore USA – mi metterò in moto per rafforzare la presenza del MAIE negli States. Sono convinto che il suo messaggio sia molto forte e un italiano nel mondo, se lo conosce, non può fare a meno di sostenerlo. Sono davvero molto entusiasta per questa nuova avventura, all’insegna della cultura e dell’identità italiana – conclude Metalli –; un percorso che sono convinto ci porterà a raggiungere obiettivi ambiziosi”.

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CHI E’ LEONARDO METALLI, GIORNALISTA RAI

Leonardo Metalli è nato a Roma il 18 Agosto 1966 e ha studiato al DAMS di Bologna. Parla e scrive in inglese e spagnolo è giornalista professionista dal 1995. Dal 2005 inviato speciale Rai.

In 27 anni di professione ha sempre coltivato con passione la collaborazione con personaggi storici della televisione italiana, la divulgazione di cultura e spettacoli in Italia e all’estero. E’ stato tra i primi ad occuparsi in Rai di Web e social networking.

Nel 1990 e’ il responsabile del Centro Media internazionale dei mondiali di calcio Italia 90, poi si occupa dell’ufficio stampa del Festival di Sanremo, del Salone Internazionale delle Attività Televisive e dell’European Song Contest. Nel 1994 e’ al TV Radiocorriere, dove scrive di cultura e spettacoli, cura inserti speciali e segue manifestazioni canore internazionali.

Mad for Italy

Nello stesso anno è opinionista per i giovani giornalisti della FNSI nella trasmissione “Funari News” e collabora con Mino Damato.

Nel 1992 ha iniziato a lavorare con Gianni Minà ad una serie di programmi di Rai Uno tra i quali spiccano “Voglio vivere così”, storie di grandi artisti internazionali, e “Dentro l’Olimpiade”, programma a puntate speciali del Tg1 in trasferta per le Olimpiadi di Barcellona.

Dopo tante esperienze nel campo della televisione, del giornalismo, della cultura e dello spettacolo nel 1999 viene chiamato al Tg1 dove cura una rubrica quotidiana all’interno del rotocalco Tg1 Prima, e praticamente inventa un genere, il reportage rosa che entra nelle case dei grandi artisti e personaggi dello spettacolo e della cultura italiani e stranieri.

Dal 2000 affronta un’altra importante esperienza di vicende estere: lavora in distacco dal Tg1 a Rai1 come inviato negli Stati Uniti al programma “Italia che vai, mondo che trovi”, una serie creata da lui per raccontare le storie di grandi italoamericani negli Stati Uniti.

Intervista personaggi storici come il giudice della Corte Suprema Antonin Scalia, i grandi ristoratori italiani di New York, come l’uomo della Rainbow Room Tony May, il finanziere Larry Auriana e tutti i personaggi di spicco della comunità italiana d’America, la serie viene replicata da Rai International. Negli stessi anni e’ autore e conduttore di numerosi programmi Rai tra i quali “Rai: sì grazie”, “Spot: sì grazie”, “il Codice Sanremo” e alcuni programmi speciali firmati con Renzo Arbore, come autore e conduttore, ma anche come regista. E poi ancora esteri: su Rai International sempre insieme ad Arbore scrive e presenta “Oggi qui domani la’ “, una sorta di antologia dello spettacolo italiano per i residenti all’estero, racconto della vita e dei viaggi arboriani nel mondo, dei personaggi scoperti nella sua lunga carriera di showman e inventore dei più famosi format della televisione italiana.

Leonardo Metalli e signora, Marisa May Metalli, alla gala di gala per raccogliere fondi da destinare all’Accademia Americana a Roma

Per RaiSat e i canali Rai del digitale terrestre scrive una serie di trasmissioni biografiche su artisti del cinema e della tv e programmi di viaggio e di spettacolo, ancora una volta lo fa insieme al maestro e sodale Renzo Arbore. Attualmente e’ al Tg1 come caporedattore, inviato speciale, e responsabile delle iniziative web. È stato il curatore della rubrica musicale Tg1 Note, la più seguita rubrica musicale della tv italiana che, con il 32% di share conquistato in modo permanente, ha contribuito a far conoscere centinaia di giovani artisti al loro debutto in Italia e all’estero. Ha curato la rubrica Tg1 Media, analisi settimanale dei giornali italiani e internazionali.

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italiachiamaitalia.it

 

Friedrich Nietzsche: aforismi e citazioni in libertà

Friedrich Nietzsche
wikiquote, aforismi e citazioni in libertà

Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844 – 1900), filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco.

Citazioni di Friedrich Nietzsche

  • Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati.[1]
  • Come una volta ai tempi di Tiberio i naviganti greci udirono in vicinanza di un’isola solitaria lo sconvolgente grido: “Il grande Pan è morto”, così per il mondo ellenico risuonò ora come un doloroso lamento: “la tragedia è morta!”.[2]
  • [A proposito dell’area di Paestum] È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa.[3]
  • È impossibile che il nostro conoscere possa andare al di là dello stretto necessario per la conservazione della vita. La morfologia ci mostra che i sensi, i nervi, nonché il cervello si sviluppano proporzionalmente alla difficoltà di nutrirsi.[4]
  • Gli uomini più profondi hanno sempre provato compassione per gli animali […]. È certo una pena ben grave vivere così, come una bestia, tra fame e cupidigia, e senza giungere mai ad alcuna consapevolezza di questa vita; né si potrebbe pensare sorte più dura di quella della bestia da preda che è spinta nel deserto da un tormento che la rode al massimo; di rado è appagata, ma se lo è, lo è solo nel momento in cui l’appagamento diventa pena, cioè nella lotta dilaniante con altri animali o per l’avidità e la sazietà più disgustose. Essere così ciecamente e stoltamente attaccati alla vita, senza alcuna prospettiva di un premio superiore, ben lontani dal sapere che così si è puniti e perché, bensì anelare a questa pena, come a una felicità con la stoltezza di una orribile brama – questo significa essere una bestia […]. Finché si aspira alla vita come a una felicità, non si è ancora sollevato lo sguardo al di sopra dell’orizzonte della bestia, si vuole soltanto con maggiore consapevolezza ciò che la bestia cerca spinta da cieco istinto. Ma così succede a noi tutti per la maggior parte della vita: in genere non usciamo dalla bestialità, noi stessi siamo le bestie che sembrano soffrire senza senso.[5]
  • Io vi insegno l’oltreuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l’uomo? Che cos’è per l’uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l’uomo per l’oltreuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna.[6]
  • L’intero apparato della coscienza è un apparato per astrarre e semplificare – non orientato verso la conoscenza, ma verso il dominio delle cose.[4]
  • La conoscenza esiste nella misura in cui è utile. Non c’è dubbio, infatti, che tutte le percezioni di senso sono impegnate in giudizi di valore: utile e dannoso, quindi piacevole e spiacevole.[4]
  • La logica è legata a questa condizione: supporre che si diano casi identici, perché senza costanti l’uomo non può sopravvivere.[4]
  • Mio caro signor dottore, queste poesie di Giordano Bruno sono un regalo di cui le sono grato con tutto il cuore. Mi sono permesso di appropriarmele come se le avessi scritte io e per me – e le ho prese come gocce corroboranti. Se lei sapesse quanto raramente mi viene ancora qualcosa di corroborante dall’esterno.[7]
  • Nella solitudine il solitario divora se stesso. Nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli.[8]
  • Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché?”. Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore.[9]
  • Non ho mai sentito dire che le flatulenze determinino situazioni filosofiche.[10]
  • Non resta altro mezzo per rimettere in onore la politica, si devono come prima cosa impiccare i moralisti.[11]
  • Non si è dato mai il caso di una donna che abbia preso un raffreddore con un vestito scollato di un grande sarto. (citato in Ennio Flaiano, Frasario essenziale, Bompiani, 1993, p. 120. ISBN 88-452-2073-7)
  • Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato… L’uomo chiese una volta all’animale: “Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?” L’animale voleva rispondere e dice: “Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire” – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l’uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l’attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice “Mi ricordo”.[12]
  • Per la ventesima volta ho ieri assistito al capolavoro di Bizet e ancora l’ho udito con la stessa gentile reverenza. Mi sorprende di poter così vincere la mia impazienza. Ma guardare come un’opera siffatta integri la natura di un uomo. Essa è malvagia, perversa, raffinata, fantastica, eppure avanza con passo leggero e composto; la sua raffinatezza non è quella di un individuo, bensì di una razza. Si sono mai uditi sulla scena accenti più tragici, più dolorosi? E come sono ottenuti? Senza smorfie, senza contraffazioni di alcun genere, in piena libertà dalle bugie del “grande stile”. Io mi sento diventar migliore quando questo Bizet mi parla. Il mio udito si sprofonda in quella musica; ne percepisco le origini; mi par di assistere alla sua nascita e tremo davanti ai pericoli che ci accompagnano a qualunque audacia; mi trovo incantato dai felici ritrovamenti che Bizet stesso ignora. Sopra quest’opera la fatalità sta sospesa; la felicità di essa è corta, fulminea, e non conosce dilazioni. Io invidio a Bizet il coraggio di questa sua sensibilità eccezionale, che prima di adesso non aveva trovato mezzo per esprimersi nella musica colta d’Europa; il coraggio di questa sensibilità meridionale, brunita, arsa dal sole… Ah finalmente l’amore, l’amore ricondotto indietro verso la natura!… L’amore come destino, come un destino cinico, innocente, crudele, l’amore esatto nella sua forma natura. Io non conosco altro esempio dove la tragica ironia che costituisce il nocciolo dell’amore sia stata espressa con tale severità, con formula così terribile come nell’ultimo grido di José: Oui, c’est moi qui l’a tuée, Carmen, ma Carmen adorée….[13]
  • Perché drizzare le orecchie per sentire ciò che dice il prossimo? È così provinciale sentirsi vincolati a opinioni che a distanza di qualche centinaio di miglia già non sono più vincolanti. Oriente e occidente sono segni di gesso che qualcuno traccia davanti ai nostri occhi per prendersi gioco della nostra pavidità.[14]
  • Sento spesso il bisogno di ruminare il passato e di rendere digeribile il presente con quel condimento.[15]
  • [Sileno a re Mida] Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto.[2]
  • Sull’origine della logica: caos originario delle rappresentazioni. Le rappresentazioni compatibili tra loro rimasero, la maggioranza di loro andò in rovina e va in rovina.[4]
  • Tutto considerato, caro amico, d’ora in poi non ha più senso parlare e scrivere su di me, ho passato agli atti per la prossima eternità la questione «chi io sia» con l’opera che sto pubblicando, Ecce Homo. D’ora in poi non bisognerà più curarsi di me, bensì delle cose per cui io esisto.[16]
  • Un solo scrittore conosco che per sincerità posso mettere allo stesso livello se non addirittura più in alto di Schopenhauer: Montaigne. Il solo fatto che un uomo simile abbia scritto, ha aumentato, in verità, la gioia di vivere su questa terra.[17]
  • Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l’ultimo.[18]

Citazioni attribuite

  • E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro che non potevano ascoltare la musica.[19]
And those who were seen dancing were thought to be insane by those who could not hear the music.

[Citazione errata] La frase viene spesso attribuita a Nietzsche sia in lingua italiana che in lingua inglese, tuttavia non vi è alcuna evidenza che la citazione appartenga realmente al filosofo tedesco. La prima attribuzione nota a Nietzsche risale infatti solo al 2003, più di cento anni dopo la sua morte. Una delle prime tracce di questa citazione risale al 1927, quando venne riportata in una versione molto simile dal giornale londinese The Times. In quell’articolo la citazione era stata etichettata come “vecchio proverbio” (“old proverb)”.[20]

Il dramma musicale greco

I traduzione

Nella nostra odierna vita teatrale non si ritrovano semplici ricordi ed echi delle arti drammatiche della Grecia: piuttosto, le sue forme fondamentali gettano le radici nel terreno ellenico, sia per una crescita naturale, sia in conseguenza di una derivazione artificiosa. Soltanto i nomi si sono in molti modi trasformati e spostati. Così la musica medievale in realtà possedeva ancora le tonalità greche, con il loro nome greco, sennonché, per esempio, ciò che i Greci chiamavano «locrese» era designato nella musica ecclesiastica come «dorico». Troviamo simili confusioni anche nel campo della terminologia drammatica: ciò che l’Ateniese intendeva per «tragedia», noi lo riportiamo tutt’al più sotto il concetto di «grande opera»; così almeno ha fatto Voltaire, in una lettera al Cardinale Quirini.

[Friedrich Nietzsche, Il dramma musicale greco in La filosofia nell’epoca tragica dei greci e Scritti dal 1870 al 1873, traduzione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 2006]

II traduzione

Nel teatro contemporaneo non sono presenti solo memorie e risonanze delle arti drammatiche della Grecia; anzi, le sue forme fondamentali hanno radici nel terreno ellenico, o per crescita naturale oppure per via di una derivazione artificiale. Soltanto i nomi in diversi modi si sono mutati e spostati: analogamente la musica medievale era di fatto ancora basata su tonalità greche, solo che, per esempio, ciò che i greci chiamavano «locrese» nel canto liturgico veniva indicato come «dorico». Confusioni del genere le s’incontra nell’ambito della terminologia drammatica: ciò che l’Ateniese considerava «tragedia», noi tutt’al più lo iscriviamo al concetto di «grande opera»; così almeno ha fatto Voltaire in una lettera al Cardinal Quirini.

[Friedrich Nietzsche, Il dramma musicale greco in Verità e menzogna (e altri scritti giovanili), traduzione di Sergio Givoni, Newton Compton Editori, 1988]

Citazioni

  • La musica dovrebbe sostenere la poesia, rafforzare l’espressione dei sentimenti e l’interesse della situazione, senza spezzare l’azione o disturbarla con inutili fiorettature. (p. 47, 1988)
  • La musica dovrebbe essere per la poesia ciò che la vivacità dei colori e una felice mescolanza d’ombre e di luci sono per un disegno corretto e ben studiato; cose, tutte, che servono unicamente a dar vita alle figure senza confondere i contorni. (p. 47, 1988)

Socrate e la tragedia

La tragedia greca morì in modo diverso da tutti gli antichi generi d’arte affini: finì tragicamente, mentre tutti quegli altri scomparvero con la morte più bella. Se infatti è conforme a uno stato naturale ideale esalare l’ultimo respiro con una bella discendenza e senza spasimi, la fine di quei generi artistici antichi ci mostra un tale mondo ideale; essi trapassano e si estinguono, mentre già la loro figliolanza più bella leva il capo vigorosamente. Con la morte del dramma musicale greco si produsse invece un enorme vuoto, ovunque e profondamente sentito; si disse che la poesia stessa era andata perduta e si inviarono con scherno nell’Ade gli intristiti, smagriti epigoni, affinché là si saziassero con le briciole dei maestri. E come si esprime Aristofane, si sentì una tale intima e calda nostalgia verso l’ultimo dei grandi morti, come quando qualcuno è colto da un’improvvisa, violenta voglia di crauti. Ma quando fiorì realmente un nuovo genere d’arte, che venerava nella tragedia la sua precorritrice e maestra, si poté constatare con terrore che esso portava sì i lineamenti della madre, ma proprio quelli che essa aveva mostrato nella sua lunga lotta contro la morte. Questa lotta della tragedia con la morte si chiama Euripide e il posteriore genere artistico è noto come commedia attica nuova. In essa sopravvisse la forma degenerata della tragedia, in memoria della sua dipartita oltremodo laboriosa e violenta.

[Friedrich Nietzsche, Socrate e la tragedia in La filosofia nell’epoca tragica dei greci e Scritti dal 1870 al 1873, traduzione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano 2006]

Citazioni

  • La tragedia greca, rispetto a tutti gli altri generi d’arte imparentati con essa, è finita per motivi diversi: la sua fine è stata tragica, là dove tutti quegli altri generi sono venuti meno nella morte più bella. (p. 51, 1988)
  • Si sa di quale straordinaria venerazione Euripide godesse presso i poeti della nuova commedia attica. Uno dei più rinomati, Filemone, dichiarò che si sarebbe immediatamente fatto impiccare, pur di vedere Euripide negli inferi, qualora si fosse potuto convincere che il defunto aveva ancora vita e intelletto. (p. 51, 1988)
  • Euripide è il primo drammaturgo che segue consapevolmente un’estetica. Di proposito egli cerca ciò che è perfettamente comprensibile: i suoi eroi sono nei fatti quel che sono quando parlano. Essi si esprimono totalmente attraverso le parole, là dove invece i personaggi di Eschilo e di Sofocle sono assai più profondi e più pieni rispetto alle parole che dicono: propriamente essi balbettano su di sé. (p. 56, 1988)
  • Euripide dà forma ai personaggi, e nello stesso tempo li decostruisce: di fronte alla sua anatomia essi non hanno più niente di nascosto. Se Sofocle aveva detto di Eschilo ch’egli faceva il giusto pur senza averne coscienza, Euripide avrebbe dovuto dire di lui ch’egli faceva quel che non bisognava fare, poiché non ne aveva coscienza. (p. 56, 1988)

[Friedrich Nietzsche, Socrate e la tragedia in Verità e menzogna (e altri scritti giovanili), traduzione di Sergio Givoni, Newton Compton Editori, 1988]

La visione dionisiaca del mondo

I traduzione

I Greci, che esprimono e al tempo stesso nascondono la dottrina segreta della loro visione del mondo nei loro dèi, hanno stabilito come duplice fonte della loro arte due divinità, Apollo e Dioniso. Questi nomi rappresentano nel dominio dell’arte dei contrari stilistici, che incedono l’uno accanto all’altro quasi sempre in lotta tra loro, e appaiono fusi una volta soltanto, quando culmina la «volontà» ellenica, nell’opera d’arte della tragedia attica. In due stati, difatti, l’uomo raggiunge il sentimento estatico dell’esistenza, nel sogno e nell’ebbrezza. La bella illusione del mondo del sogno, dove ogni uomo è artista pieno, è madre di ogni arte figurativa e altresì, come vedremo, di una metà importante della poesia. Noi godiamo in una comprensione immediata della figura, tutte le forme che ci parlano; non vi è nulla di indifferente e di non necessario. nella vita suprema di questa realtà di sogno traluce ancora tuttavia il nostro sentimento della sua illusorietà; solo quando cessa questo sentimento, si presentano gli effetti patologici, in cui il sogno non ristora più, e cessa la forza naturale risanatrice di quello stato.

[Friedrich Nietzsche, La visione dionisiaca del mondo in La filosofia nell’epoca tragica dei greci e Scritti dal 1870 al 1873, traduzione di Giorgio Colli, Adelphi, Milano, 2006]

II traduzione

I Greci, che esprimono e in pari tempo nascondono nei loro dèi la dottrina segreta della loro visione del mondo, hanno eretto a duplice scaturigine della loro arte due divinità: Apollo e Dioniso. Questi due nomi rappresentano, nel regno dell’arte, due stili opposti. Essi procedono l’uno accanto all’altro, quasi sempre in lotta tra loro, e solo una volta, nel momento della fioritura della «volontà» ellenica, appaiono fusi: nell’opera d’arte della tragedia attica. In due diversi stati, in effetti, l’uomo raggiunge il sentimento estatico dell’esistenza: nel sogno e nell’ebbrezza. La bella parvenza del mondo del sogno, in cui ogni uomo è pienamente artista, è la madre di ogni arte figurativa e, come vedremo, anche di una metà importante della poesia. Noi godiamo della comprensione immediata della figura, tutte le forme ci parlano; non c’è niente di indifferente e di non necessario. Ma anche nella vita più fervida di questa realtà di sogno, abbiamo ancora una sensazione balenante della sua illusorietà; solo quando questa cessa cominciano gli effetti patologici, in cui il sogno non ristora più e la forza risanatrice naturale di quello stato viene meno.

[Friedrich W. Nietzsche, La visione dionisiaca del mondo, in Verità e menzogna, traduzione di Sossio Giametta, RCS Quotidiani, 2010]

Il regista Bruno Colella, contrasti e ‘cortocircuiti’ tra arte contemporanea e cinema

Il regista Bruno Colella, contrasti e 'cortocircuiti' tra arte contemporanea e cinema
Il regista Bruno Colella
Il regista Bruno Colella, contrasti e 'cortocircuiti' tra arte contemporanea e cinema
L’INTERVISTA
di Simona Russo
Roma- Dopo una serie di esperienze da musicista, come autore di colonne sonore per vari spettacoli teatrali, inizia la sua attività di autore e attore teatrale in monologhi caratterizzati dalla presenza in scena di opere, installazioni d’arte contemporanea, filmati ed altre contaminazioni. Fondamentale il suo incontro con Achille Bonito Oliva, con il quale collaborerà in varie occasioni fino a fondare con lui il ‘Premio Antipatia’ e firmarne la provocatoria edizione-spettacolo del 1988 al castello Doria di Angri.
Continua poi con la prosa come autore e regista per la compagnia Giordana-Zanetti e per vari teatri stabili fino al debutto come regista cinematografico negli anni novanta che lo porterà a firmare ed interpretare diversi lungometraggi prodotti sia da Cecchi Gori che dalla sua etichetta indipendente. Ha inoltre diretto documentari, candid camera e diversi video clips musicali.
Abbiamo intervistato il regista napoletano Bruno Colella che ci ha parlato della sua carriera professionale e della sua cifra stilistica.

D. Lei a inizio carriera passa attraverso esperienze da musicista come autore di colonne sonore per vari spettacoli teatrali. La musica torna anche in seguito nella realizzazione di video-clips musicali di Edoardo Bennato ed anche quando fonda il ‘Teatro della Bugia’ a Roma, dove organizza anche molti concerti acustici di spessore. Qual’è il suo rapporto con la musica e quanto l’ha aiutata nel suo lavoro da regista?

Si, inoltre ho fatto molte regie insieme a Eugenio Bennato, l’ultima al Festival dei due Mondi di Spoleto di due anni fa “Briganti Emigranti” e tanti altri spettacolo teatrali. La musica mi ha aiutato moltissimo nel mio lavoro perché è quella cosa che non ha bisogno di nessun appoggio e nemmeno di nessuna tecnica, lquest’ultima è un qualcosa che poi si acquisisce e dalla quale sarebbe bene anche liberarsi. La musica ti accompagna sempre, è una specie di armonia che ti lega comunque a un gusto, ai tempi, ai ritmi della vita, di uno spettacolo teatrale, di un film e alla letteratura. Quindi la musica è fondamentale, è qualcosa che hai dentro e il senso musicale ti aiuta ovviamente anche nella recitazione.

D. Il popolo napoletano ha particolarmente nel suo dna la musica e il senso del ritmo. Lei da napoletano è d’accordo?

Questo sicuramente esiste. Il fatto di essere nati a Napoli è più uno stato d’animo che ti porti dietro e in questo stato d’animo c’è anche una colonna sonora.

D. Lei inizia la sua attività di autore e attore teatrale con degli one-man-shows, ossia monologhi caratterizzati dalla presenza in scena di opere, installazioni d’arte contemporanea, filmati ed altre contaminazioni che la collegavano alla corrente della ‘transavanguardia’. Fondamentale poi l’incontro con il critico Achille Bonito Oliva. Che ruolo ha rivestito l’arte contemporanea nel suo personale processo creativo?

L’arte contemporanea è un segnale costante di innovazione, cioè qualcosa che ti riporta alfuturo tenendo presente il passato. Il concetto della transavanguardia cita alcune discipline, alcuni linguaggi di cui fa una sintesi, senza compiacimento, con l’idea della citazione veloce, del ‘parcheggio veloce’ e non della sosta. Questa velocità appartiene alla mia vita, alla mi esistenza che è sempre stata abbastanza acrobatica, veloce e un pò schizofrenica. In questa ‘schizofrenia’ diciamo che l’arte contemporanea era il linguaggio che mi si addiceva di più per affiancarla a qualcos’altro, perché io credo molto nei contrasti e quindi nel fatto che qualunque racconto tu stia facendo è sempre bene che sia di fianco e parallelamente a qualcos’altro. Questo ha a che fare anche con la comicità, nei miei spettacoli e film comunque c’è dell’ironia, si ride e c’è anche una componente di commedia ma è sempre una citazione. Anche in “My Italy” ci sono dei siparietti che sono un po’ alla ‘Totò e Peppino’ ma subito dopo c’è una situazione molto forte, estrema, poetica, emozionante. Tutto questo è fondamentale, sono delle pillole. Io credo molto nelle dosi di tutto, detesto gli spettacoli lunghi perché quella leggerezza calviniana meravigliosa viene schiacciata dai narcisismi, dal fatto di volersi parlare addosso. Nel cinema è fondamentale per me la velocità con cui esporre qualcosa per lasciarla subito e andare in un’altra direzione, questo deve avvenire nel teatro ma anche nella vita per quanto mi riguarda. Quindi la decodificazione e rappresentazione rapida che avviene per l’arte contemporanea è riportata nel mio personale processo creativo. E poi c’è, inoltre, il rapporto conAchille.

D. A proposito di questo, il riferimento al rapporto con l’arte contemporanea ci rimanda al suo ultimo lavoro: il film “My Italy” per il quale firma la regia ed è anche interprete, uscito in sala a maggio di quest’anno. Un esperimento metacinematografico, una commedia sui paradossi dell’arte moderna e degli artisti per la quale ha attinto alle sue numerose amicizie e collaborazioni del mondo del teatro, del cinema e della musica dando ad ognuno un ruolo che porta avanti un frammento della narrazione. Da dove è nata l’idea e quale l’esigenza che l’ha spinta a realizzare un lungometraggio ‘sui generis’ come questo?

Non è stata una fredda decisione. Diciamo che racconto nel mio stile le mie cose, infatti si somigliano un po’. Io ho fatto uno spettacolo teatrale che ha avuto molto successo sia in Italia che all’estero: “Io Eduardo De Filippo” ed era incentrato appunto sulla figura di De Filippo. Questo spettacolo conteneva la stessa idea, lo stesso stato d’animo di “My Italy” perché erano dei frammenti veloci di tantissime opere di Eduardo che si incastravano l’un l’altro intervallate dai Futuristi. Quindi c’erano filmati di opere di Balla, Carrà, Depero etc. accompagnate da musiche di Stravinsky, era una messa in scena di grandi contrasti il cui sotto-conversare di De Filippo veniva interrotto dal grido Marinettiano per cui mentre stavi gustando una scenetta comica di una farsa di Eduardo arrivava un qualcosa che ti portava in un altro mondo. Per me questo è l’unico modo di raccontare, anche se mi trovo a conversare nel salotto di casa mia tendo a passare da un argomento all’altro perché la vita è fatta di momenti completamente diversi. Per quanto mi riguarda io mostro una profondainsofferenza nei riguardi degli spettacoli che sono costruiti con un loro percorso e linguaggio lineare, questo ovviamente cerco di evitarla in tutti i modi nelle mie opere. Ho sempre paura che il pubblico sia come me, ossia che possa annoiarsi dopo pochi minuti e quindi cerco di inventare sempre qualcosa che tenga alta e viva l’attenzione. Anche in “My Italy” sono presenti quelli che io chiamo i ‘cortocircuiti’, cioè queste scariche, questi momenti che ti portano da una situazione all’altra. La cosa fondamentale è quella di non auto citare, di non parlarsi addosso.

D. Lei trascorre molto tempo all’estero tra Londra, Berlino e Varsavia. In queste città ha trovato nuovi input per la sua ricerca creativa?

Si, molti dei miei progetti sono nati all’estero così come “My Italy” con un finanziamento da parte del Ministero della Cultura polacca e delle Tv polacca. Sicuramente il contatto con gli ambienti di queste città permettono un confronto interessante sul versante artistico, creativo e nella mia ricerca personale.

D. ‘Panfocus’, che da il nome al nostro Speciale Cinema, come lei ben saprà si riferisce alla tecnica di ripresa cinematografica attraverso cui è possibile mantenere a fuoco il complesso delle parti che costituiscono l’inquadratura. Qual’è la sua personale “messa a fuoco” sul cinema italiano di oggi?

Io farei una grande distinzione tra quello che è il cinema italiano di oggi e quelle che sono le leggi sui finanziamenti e i meccanismi di distribuzione in questo Paese, sono due cose completamente diverse e mostrano una totale estraneità dato che le persone che decidono in materia sono assolutamenteincompetenti. Il cinema di per se e come idee mi sembra abbastanza in un buon momento, d’altronde in Italia se le idee non le hai ti vengono perché comunque sei continuamente sollecitato da esigenze acrobatiche, per cui vengono fuori anche delle piccole opere che sono interessanti.
Certo, c’è questa cosa della commedia che è un pò triste perché fino a qualche anno fa almeno pagava, anche la peggiore e la gente la seguiva. Adesso è talmente scaduta che il rifugio dietro a questa volgarità e banalità non paga neanche più e molte di queste commedie nemmeno vanno bene.
Ci sono i casi di quelle due-tre commedie che vanno bene e fanno gli incassi con il fenomeno tipo meteora del comico del momento, ma non fa testo.
Per quanto riguarda la comicità io ho un’idea precisa e chiara e in generale non amo particolarmente la commedia come fruitore, però in un’opera comica è sempre necessario che affianco alla comicità scorra qualcosa di alto, di poetico e drammatico perché rende la comicità stessa più efficace, diventa un fatto liberatorio e di contrasti. Non ci si abbandona a quello che è il meccanismo del divertimento ma al contrario ci si discosta con qualcosa che ti riporta alla realtà ed ecco che il momento comico diventa ancora più efficace. Questa cosa della comicità vale anche per la violenza perché anche quest’ultima deve essere affiancata a qualcosa che la giustifichi, altrimenti anche la violenza diventa genere e ci interessa poco. Tra l’altro se parliamo dell’Italia lo facciamo pure male rispetto ad altri che lo sanno fare meglio ed è comunque sempre peferibile andare ad attingere alle nostre cose, quelle che esportiamo, come la cultura, le bellezze, le nostre ‘acrobazie, la nostra disinibizione con la quale siamo capaci di mostrare aspetti della vita.

D. A proposito di questo mi viene spontaneo chiederle cosa pensa della serie televisiva di successo e della quale si è discusso molto che è ‘Gomorra’. 

Io ho amato infinitamente il film per il cinema ‘Gomorra’ di Matteo Garrone, perché è un film sulle mostruosità, un film poetico e che potrebbe essere ambientato stranamente in qualsiasi parte del mondo, in qualunque altro posto. È un film fortissimo e di alta qualità. Della serie televisivainvece che dire, è sicuramente ben confezionata ma che se la vedano loro. Tutta roba che faspettacolo e che fa evadere con la mente, io preferisco evadere in altri modi.
Sono due opere completamente diverse anche se la serie tenta di scimmiottare il film di Garrone e a proposito di questo di recente mi sono trovato seduto in giuria in due festival di cortometraggi e li vedi come ogni tanto arrivato gli ‘scimmiottamenti’ di ‘Gomorra’ e ti accorgi purtroppo di una serie di cose che partoriscono mostruosamente dalla serie.

D. Attualmente a cosa sta lavorando?

In questo momento ho un progetto abbastanza vicino e si tratta di un thriller realizzato con attori inglesi che si chiama “Eleanor and Costanza” e tratta una storia che ha a che fare con i fantasmi che poi fantasmi non sono, mi divertiva l’idea di confrontarmi con questo linguaggio che può essere contaminato anche qui da escursioni improvvise di altri ed ulteriori linguaggi.
Un altro film che è più impegnativo al quale sto lavorando in questo periodo e che credo partirà il prossimo anno, dato che sto ancora scrivendo la sceneggiatura, è una coproduzione Italia-Polonia-Germania. Ricorda in parte il meccanismo di “My Italy”, solo che i protagonisti invece di essere degli artisti questa volta sono degli chef internazionali stellati, mi divertirò molto all’idea di approfondire il ruolo di questi chef che sono diventate delle star o meglio degli opinionisti ai quali si chiede anche il destino del mondo, che è po’ diverso dalla ricetta di una parmigiana di melanzane. Per realizzare questo lavoro sto collaborando con un grande critico gastronomico che è Luigi Cremona. E sicuramente lo coinvolgerò in prima persona in questo film così come ho fatto con Achille Bonito Oliva per “My Italy”.

di SIMONA RUSSO                 corrierequotidiano.it

Dolce Vita Romana

“Garden Party” nella dimora di Paola Pisani del gruppo Volpes Case

 di Adriano Di Benedetto
http://buonaseraroma.altervista.orgIMGP0640

Un Garden Party organizzato nella splendida dimora dalla mitica Paola Pisani, per accogliere tutti gli ospiti amici ed offrirgli una cena particolarissima e raffinata d’inizio estate, curata con cura maniacale, grazie al Servizio Catering Soc. Oliver & Co. di Eleonora Cosi, che ha preparato per questo evento dei piatti squisiti,

 iniziando da: Piccole tartine con terrine di pomodoro fresco, salsa al basilico e pinoli, mousse di rucola e scaglie di Parmigiano Reggiano, salmone affumicato Red King e filetti d’arancia, Vol au vent con salsa al tartufo, gamberetti e lamponi, torta rustica con spinaci e zucchine, Flan di zucchine con salsa di pomodoro fresco, parmigiana di melanzane, lasagna con pesto e zucchine, lasagna ai quattro formaggi, come un monumento al centro della tavola una treccia enorme di mozzarella di bufala campana portata direttamente da Napoli dall’avv.Sergio Sbarra, grande assortimento di tortee dolci curati dal famoso chef Bruno Brunori,  prosecco e vini della cantina vinicola CASATO UNICO –DI SAN FIOR (TV)www.casatounico.com La selezione musicale è stata curata dal D.J. Sandro Tommasi.IMGP0614
Insomma un party estivo,di quelli indimenticabili organizzato dalla brava e bella Paola Pisani, per un parterre di ospiti illustrissimi:  PRINCIPE GUGLIELMO GIOVANNELLI MARCONI, PREFETTO DI FORLI’ PROF. AVV. FULVIO ROCCO, MARCHESE GIUSEPPE FERRAJOLI DI FILACCIANO, MARCHESE MASSIMO MERCURI DA CEPPARELLO E SIGNORA MARINA, MARCHESE FABIO CASSANI PIRONTI, MARCHESA DANI DEL SECCO D’ARAGONA, PRINCIPE ALESSIO FERRARI-ANGELO COMNENO CON SUA MOGLIE CRISTINA, JOLANDA GURRERI E DANIELE BOCCIOLINI, LA CANTANTE ALMA MANERA, ALEX PARTEXSANO, DOTT.SA CRISTINA PETRELLA, ON.GILBERTO CASCIANI, MAURIZIO RIGAMONTI, IMGP0815SANDRA CIOFFI ACCOMPAGNATA DAL MARITO PROF. FRANCESCO FEDI, MARINO COLLACCIANI E PAOLA NOTARGIOVANNI, EMMA ROSSI BERNARDI, BARBARA CARNITI, PREFETTO GIANNI IETTO E SUA MOGLIE MARIA ROMANA, PROF. AVV. CESARE SAN MAURO,  PREFETTO GIUSEPPE, CASSANO E LA SUA COMPAGNA LUCILIA, CAROLA ASSUMMA, MARIDI’ VICEDOMINI E SUO MARITO SALVIO SESSA, NADIA BENGALA E ALESSANDRO STOCCHI, TIZIANA LUXARDO, GIGLIOLA BROCCHIERI, PATRIZIA VENTURI E FRANCO CARCHELLA, MASSIMO TANCREDI E LA SUA FIDANZATA, PAOLA CREMA, FRANCA ITRI E LUIGI ESPOSITO, ESTER LAURA BRUNORI, EMANUELA CASTELLINI, SERGIO E IRELLA SBARRA, PAOLO BOTTI, NATALINO CANDIDO, GIO’ DI GIORGIO E ROXANE BARBATO, GIAMPI VENTURA MAZZUCCA E RAFFAELLA SALATO, CECILIA VILLANI, MORENA ROSINI, FEDERICA PANSADORO, CESARE CHRISTIAN VIGNA, BIANCAMARIA ITALIANI, EMANUELA CASTELLINI, IMGP0738GIORGIO RATTA, FABIO VALENTE E FRANCESCA ROMANA NANNINI, LO CHEF BRUNO BRUNORI, MARCO PETRILLO, CARLO ALBERTO DE STEFANO, LA SCRITTRICE GWENDOLYN SIMPSON CHABRIER, IVANA E ANTONIO PETTINELLI, MARIA TERESA STABILE E ALBERTO DI VECE, IL PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO ROBERTO BESSI, ALESSANDRO D’ORAZIO E LAURA NUCCETELLI, GIULIANA ERAMO E SUO MARITO ROBERTO, ANTONIO PARIS, PIETRO E GABRIELA NICCOLINI, PIER PAOLO SEGNERI E CAMILLA NATA, ROBERTO DESIDERI, ALESSANDRA CAMMARATA ED IL SUO FIDANZATO ANTONIO, CONNY CARACCIOLO, AREA MANAGER UNICREDIT GAETANO CAPECE, VALENTINA VINCI ORLANDO CON IL FIDANZATO DAVIDE CHIARA, ARCH. ANGELO ANGELINI E LA MOGLIE ANNA LORENZI, LA MANAGER TIZIANA SIRNA, LA FOTOGRAFA RITRATTISTA GABRIELLA DEODATO, IRENE BOZZI. Editore Giò Di Giorgio  Photo By Adriano Di Benedetto
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Edicola Fiore

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Fiorello sul bus in giro per Roma per la nuova Edicola: "Un programma del buonumore"

TV

Fiorello sul bus in giro per Roma per la nuova Edicola: “Un programma del buonumore”

 

Pubblicato il 16 marzo 2017
Aggiornato il 17 marzo 2017

Lo showman presenta la nuova edizione, che parte dal 20 marzo, da un pullman turistico. Sempre in diretta su Sky dalle 7.30 del mattino, stessa formula ma nuova location: via dal bar storico per le rimostranze degli abitanti


“Avete  visto la cinese? Guarderai Edicola Fiore?”; “Di dove siete? Di Ancona? W Ancona! Qui a Via Nazionale c’è la sede della Banca d’Italia, che c’avete due spiccioli? Ma siamo vicini al Quirinale!!!! Ci passiamo? Dai che se ci passiamo urlo “Mattarella”, magari viene a salutarci”. Senza freni, come sempre, Fiorello scorrazza per Roma con un bus a due piani rosso, un esercito di giornalisti al seguito: trasforma la conferenza stampa itinerante per presentare la nuova edizione di Edicola Fiore (dal 20 marzo in diretta alle 7.30 su Sky Uno HD, Sky Tg24 active, e alle 8 su Tv8; che insieme a Sky Uno HD propone anche la versione serale alle 20.30) in show.

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La sua rassegna stampa è diventata un cult, all’alba arrivano cantanti e attori “anche se vogliamo continuare a giocare”, spiega “vorrebbero venire tutti non mi piace che diventi un luogo per fare promozione”. Dal bus saluta passanti, turisti, studenti (“Ma la mattina state tutti in giro? Nessuno va a scuola? Nessuno va al lavoro?”), vigili e carabinieri. Quando arriva ai Fori Imperiali la tentazione è troppo forte. “Chiamiamo la sindaca Raggi? Dai, fermiamoci”. Detto fatto, il bus accosta, parla col portavoce della sindaca che si affaccia dal balcone del suo studio agitando la mano e sorridendo. Nella precedente edizione del programma, l’imitatrice Gabriella Germani aveva proposto un’irresistibile parodia di Raggi, con vari tormentoni: “Dico una poesia? Dico le tabelline? Vi elenco gli affluenti del Po?”.

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“Ragazzi, ma se la sindaca si è affacciata da qui al Vaticano è un attimo! Ci proviamo col Papa? Gli diciamo che sull’autobus c’è Andrea Scrosati” ride lo showman che nel frattempo, sulla strada verso il Quirinale, telefona ad Aurelio De Laurentiis. Fiorello versione Cicerone si scatena: “Lo sapete che Aurelio abita proprio qui? Questa era la casa di Agnelli” spiega” qui faceva le sue riunioni per decidere i modelli delle auto, qui è stata concepita la Duna. Lo sapete perché si chiama Duna? Perché è d’una bruttezza allucinante…”. Si prosegue al Quirinale, gruppo di studenti canadesi entusiasti. Si avvicina la guida: “Fiorello ti conoscono perché ti hanno visto in tv”, si prosegue verso piazza Venezia, i vigili urbani lo omaggiano con il saluto militare, mano sulla fronte: “Ma che carini, facciamo un applauso! Mettiamoli sulla pedana, i vigili, ciao ragazzi”. Poi la sosta ai Fori Imperiali per stanare Virginia Raggi, quindi l’altra idea: “Palazzo Chigi? Ah no, è giovedì, il giovedì mattina Gentiloni c’ha il podologo. Sì ne sono sicuro”.

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Il tour romano prosegue verso la nuova sede del bar che ospita l’Edicola, a Piazza Giuochi Delfici, quartiere Vigna Clara. Nel bar storico non si poteva più continuare dopo gli esposti dei condomini svegliati all’alba dall’allegra brigata. Nel cast la spalla Stefano Meloccaro, Gabriella Germani, il signor Cameriere di nome e di fatto (“lavorava all’Hilton, conosce i segreti di tutti, ha anche conosciuto Kennedy e sa tutto pure di me che quando facevo il programma la domenica pomeriggio abitavo lì” confessa Fiorello), ma la novità di questa edizione è il collegamento con Milano, col rapper Danti dei Two Fingerz autore con Rovazzi di successi come Tutto molto interessante.

Racconta le novità mentre cambia voce; quando passa davanti a Palazzo Grazioli parla come Berlusconi, svoltando al Circo Massimo eccolo in versione Venditti (canta Roma Roma Roma), saluti e baci a chi voga sul Tevere “Attenti alle zoccole”, poi l’Ara Pacis: “Ma dov’era prima? Ah, è sempre stata qui?”. Libero come l’aria, Fiorello con l’Edicola dice di aver riscoperto il piacere di fare televisione: “Così mi diverto, non mi piace l’idea corrente di fare televisione “contro qualcuno” – racconta lo showman – Se ora dicessi che farò quattro puntate per Rai1 non sarebbe piacere ma diventerebbe un problema, come se stessimo parlando della Fusione fredda. Con Sky non si può parlare di nicchia ma di “nicchione”, ho riscoperto il piacere di fare una cosa leggera, un programma che mette di buonumore”.

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La sua Edicola ospiterà anche lo speaker’s corner, dal balcone di un palazzo vicino al bar chiunque in 30 secondi potrà dire con la massima libertà tutto di tutto (denunce pubbliche ma anche questioni private), “e poi – dice con aria fiera  – inauguriamo “l’angolo Cancellieri” dove ascolteremo Rosanna Cancellieri, l’ex ministro Anna Maria Cancellieri e la cancelliera Merkel. Abbiamo anche “la pompa del buonumore”, stazione di benzina chiusa dove faremo altre cose”. Nel quartiere lo accolgono come un eroe, il fioraio Shakiri balla, il sacerdote della Parrocchia di Santa Chiara passa a salutarlo. Smartphone sempre acceso per riprendere, fotografare, inventarsi cose nuove, sperimenta le interviste via iPad con videochiamata. “L’altro giorno per provarle ho chiamato Montezemolo, avevo appena letto che lasciava l’Alitalia. Faccio il numero e mi risponde: nudo con i capelli bagnati era appena uscito alla doccia… Mi ha detto le ragioni per cui ha lasciato, ma gli chiederò se posso mandarlo in onda, se mi dice sì lo vedrete lunedì”.

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Emmanuele F.M. Emanuele


Presidente della Fondazione Roma, Italia

Emmanuele Francesco Maria Emanuele è avvocato cassazionista, economista, banchiere, esperto in materia finanziaria, tributaria, assicurativa e artistica-culturale; è appassionato e sensibile saggista e poeta.

Laureato in Giurisprudenza all’Università di Palermo, ha frequentato un corso di economia monetaria e finanziaria presso l’Università di Harvard (Cambridge – Massachusetts – USA). È stato insignito della Laurea Honoris Causa in Diritto Canonico dalla Pontificia Università Lateranense di Roma, del Dottorato Honoris Causa in Belle Arti (Degree in Fine Arts) dalla St. John’s University di Roma, e della Laurea Honoris Causa in Humane Letters dall’American University of Rome.

Già professore di Scienza delle Finanze all’Università LUISS Guido Carli, professore in Scienza delle Finanze e Diritto Tributario alla Link Campus University di Malta e docente straordinario di Scienza delle Finanze, Politica Economica ed Economia pubblica presso l’Università Europea di Roma, è Professore Ordinario Emerito per chiara fama in Scienza delle Finanze e dello Sviluppo Economico presso l’Universidad Francisco de Vitoria di Madrid e docente del corso “Arte e Finanza” nell’ambito del Master in Management delle Risorse Artistiche e Culturali dell’Università IULM. Già membro del Consiglio di Amministrazione della LUISS di cui è stato anche Vicepresidente, del Consiglio di Amministrazione dell’Università LUMSA, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Civitas Lateranensis e del Comitato di Indirizzo dell’Università Europea di Roma di cui è stato anche Vice Rettore. È oggi membro del Consiglio di amministrazione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

In campo legale, oltre che attività di consulenza e contenzioso in campo tributario e finanziario, è stato commissario di aziende in crisi per il Ministero delle Attività Produttive nonché commissario, liquidatore giudiziale e curatore per la sezione fallimentare del Tribunale di Roma e perito in operazioni di fusione e incorporazione di aziende sempre per il Tribunale di Roma.

Revisore Ufficiale dei Conti dal 1977.

Nel corso della sua carriera, ha ricoperto numerosi incarichi come Presidente, membro del Consiglio di Amministrazione e consulente di primarie istituzioni, aziende ed industrie pubbliche e private di livello internazionale in campo finanziario, chimico, metalmeccanico e delle costruzioni.

In campo finanziario è stato Vice Presidente della Cassa di Risparmio di Roma, Presidente della Società Leasing Roma, Presidente S.i.g.re.c e Consigliere di Mediocredito del Lazio.

In campo assicurativo è stato consigliere e successivamente Presidente dell’ISVAP.

È attualmente Presidente della Fondazione Roma (www.fondazioneroma.it) e della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo (www.fondazioneterzopilastro.it).

Autore di numerosi saggi, negli ultimi anni sono stati pubblicati i seguenti lavori: in materia di politica “Stato e cittadino. La rivoluzione necessaria” (1996); in materia di economia e finanza “L’imposizione dei redditi di capitale delle persone fisiche residenti nei paesi dell’Unione Europea” (1998); “Il non profit strumento di sviluppo economico e sociale” (2001); “Il ruolo dell’impresa pubblica: un dibattito ancora aperto. Le vicende dell’impresa bancaria” (2002); “Una possibile soluzione al modello del Welfare. Un approccio quantitativo” (2002); “Evoluzione e vicende delle Fondazioni di origine bancaria” (II edizione, 2006); “Lezioni di Scienza delle Finanze” (2006); “Il terzo pilastro. Il non profit motore del nuovo welfare” (2008); “Arte e Finanza” (2012-2015).

In campo letterario (poesia) ha pubblicato “Un Lungo Cammino” nel 2008, grazie al quale ha ricevuto nel 2009 il “Premio Margutta”, “Le Molte Terre” (2009), raccolta che gli ha valso il “Premio Laurentum” ed il “Premio Letterario Internazionale Mondello – Premio Speciale del Presidente” nel 2010, “La Goccia e lo Stelo” (2013) e, da ultimo, “Pietre e Vento” (2016). Ha ricevuto inoltre il diploma d’Onore dall’Accademia Mondiale della Poesia (2011), il Premio Speciale della Biennale della Poesia – Lettera d’argento (2015) e il Premio “Pianeta Azzurro – I Protagonisti” (2016).

In campo artistico e culturale è stato: Ambasciatore presso l’UNESCO per conto del Sovrano Militare Ordine di Malta, membro del consiglio direttivo dell’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei, Presidente della sezione italiana del Consiglio Mediterraneo della Cultura, organismo di natura non governativa nato sotto il patrocinio dell’UNESCO; Presidente della Fondazione Palazzo della Civiltà Italiana, Presidente dell’ Azienda Speciale Palaexpo che gestiva le Scuderie del Quirinale, il Palazzo delle Esposizioni e la Casa del Jazz; Consigliere della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma; Presidente del Comitato degli Intellettuali del “Padiglione Italia” della “54ma Esposizione d’Arte – Biennale di Venezia 2011”; Presidente del Comitato Scientifico della “Sezione Arte”, per l’attività di esposizione delle arti visive, della “54ma edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto”; Consigliere di Amministrazione della Fondazione Biennale di Venezia; Consigliere del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, per la conservazione, la valorizzazione e la promozione dell’arte sacra antica e contemporanea, con riferimento al patrimonio architettonico e storico-artistico statale ed a quello appartenente ad enti ecclesiastici fino ad aprile 2013, membro del Comitato di Presidenza, Responsabile delle Relazioni Internazionali nonché Responsabile dell’Ufficio Studi dell’Associazione Civita di cui recentemente è divenuto Vice Presidente mantenendo gli stessi incarichi.

È membro di numerose associazioni. In campo culturale citiamo: l’Associazione Internazionale dei Curatori di Arte Contemporanea; il Consiglio direttivo della Fondazione F. Kennedy; il Comitato istitutivo ed organizzativo del “Forum Internazionale del Made in Italy” che si è tenuto nel Principato di Monaco; l’Associazione Amici di Santa Cecilia di cui è socio onorario; l’Associazione Amici Italia Austria di cui è Presidente onorario; l’Associazione di ricerca Italiadecide di cui è membro del Comitato di Presidenza; la Fondazione Teatro dell’Opera di Roma di cui è membro Associato sostenitore. È inoltre socio d’onore benemerito dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sez. di Città di Castello, dal 1985.

Januaria Piromallo

 

Januaria Piromallo
Januaria Piromallo è giornalista e cronista d’arte e costume. Collabora, tra l’altro, con Il Fatto Quotidiano, Corriere Magazine, Panorama, Capital, Dagospia…

Januaria Piromallo Capece Piscicelli di Montebello dei duchi di Capracotta ha scritto un manuale di sopravvivenza “”Bella e d’Annata ( Cairo editore) che o diventato diventato anche un blog: http://www.bellaedannata.com

Maurizio Costanzo l’ho invitata nel suo show in qualita’ di esperta di vip. Vittorio Feltri, quando era direttore dell’Indipendente che le disse: “”Prima di sposarsi bisogna fidanzarsi””. Stava gia’ per girare i tacchi quando il giornalista aggiunse “”Professionalmente, intendo””. E inizio’ una dura gavetta fino all’assunzione. Da inviata di guerra a inviata speciale nell’Alta Societa’, ma e’ nei salotti buoni che ha rischiato le penne. Tra le sue passioni c’è anche danza sul ghiaccio. Insegna (part time) al Master di Giornalismo dell’Universita’ di Suor Orsola. Ha due figli, biondi con occhi azzurri come il suo ex marito e un cagnolino pelosone. Ama Napoli visceralmente e abita a Milano. Alla cotoletta preferisce gli spaghetti.

Gabriele Muccino violento con l’ex moglie